venerdì 28 febbraio 2014

Testimonianza di Annalisa, doula e volontaria Cav


18 GIUGNO: NASCE IL PICCOLO ADAR
Nel mese di settembre 2012 dal CAV di Padova ci arriva una telefonata per segnalare il
nominativo di una famiglia in difficoltà a rischio IVG, residente a Cadonghe, zona di nostra
competenza. Spesso i due CAV si confrontano e parlano delle relative famiglie che
seguono. Ci informano che c’è una mamma incinta del terzo figlio che vuole abortire,
perché sia lei che il papà sono senza lavoro.
Come volontaria del CAV di Campodarsego, li chiamo e fisso un appuntamento a casa
loro.
Entro nella loro casa un pomeriggio. Mi accolgono in cucina e ci sediamo attorno al tavolo.
Hanno in mano il foglio per l’interruzione della gravidanza.
Chiedo come mai hanno fatto questa scelta.
Il marito mi spiega tutta la loro storia di fatica. Si sono sposati nella loro terra, in
Bangladesh, e sono venuti in Italia in cerca di lavoro. Nascono due bimbi, iniziano a
lavorare, lei è intermediatrice linguistica presso il Comune, ma la chiamano
saltuariamente, lui gira per i mercati con il negozio ambulante di vestiario…ma inizia ad
andare male e sono costretti a chiudere l’attività. Non pagano il mutuo da mesi e la casa
verrà pignorata a breve.
Si sono così rivolti al medico, che senza esitare ha fatto loro il foglio per l’interruzione della
gravidanza.
Lei è troppo preoccupata e pensa a come potrà crescere un altro figlio in questa
situazione economica così grave.
Il marito invece, contrario all’aborto, incita la moglie ad avere coraggio e a cambiare
posizione.
Le continua a ripetere: “io posso trovare lavoro un giorno, e questo figlio non ci sarà più se
faremo l’interruzione.”
Le lacrime scendono a tutti e due e io mi unisco a questa loro commozione…
Ho ascoltato ed accolto la loro storia e ho cercato di incoraggiarli a guardare anche
all’amore grande che c’è tra di loro. Questo Amore è la forza che li farà andare avanti
nonostante tutto. Lui la guarda sempre con affetto e dolcezza infiniti.
Dico loro che il CAV potrà proporre il Progetto Gemma e che cercheremo di aiutarli con il
vestiario, i pannolini, il latte se la mamma non avrà il suo.
Al termine di questo pomeriggio così forte di emozioni, mi consegnano il foglio ed io,
tornando a casa, piango lacrime miste di gioia e tristezza.
Regolarmente nei mesi della gravidanza vado a trovarli per sostenerli.
Con il CAV cerchiamo di fare rete anche con l’assistente sociale e la Caritas.
Altre volontarie prestano il loro aiuto, accompagnando la mamma alle varie visite mediche
andandoli a trovare e portando spesso qualche borsa di generi alimentari a proprie spese,
sentendoli spesso al telefono.
Non hanno nessun appoggio in Italia, i loro genitori sono in Bangladesh e altri parenti in
Inghilterra.
Sono stati mesi faticosi, di preoccupazioni per la salute della mamma e del figlio,
preoccupazioni per la macchina rotta, per la casa, per lavori interrotti e ripresi.
Tanta fatica e tanta volontà di andare avanti e trovare delle soluzioni.
Poi è arrivato l’8 giugno…il marito mi chiama dall’ospedale dicendo che la moglie è in
travaglio e chiedendo se potevo dargli il cambio perché doveva far cenare e mettere a
letto gli altri figli. E’ così che ho potuto un po’ sostenerla durante le doglie. Una grande
donna, che dopo ogni contrazione sorrideva, poi si rilassava ed accoglieva la successiva.
Purtroppo non mi permettono di restare per l’ultima ora, quella più difficile da affrontare, e
un’ostetrica l’ha trattata duramente e senza rispetto.
Le urla che il bimbo sta male perché ha il cordone ombelicale attorno al collo,
che deve smetterla di urlare, che non deve fare più figli…e lo faceva proprio nel momento
delle spinte, quando una donna ha bisogno di tutte le forze fisiche ed emotive possibili.
Poi l’ostetrica esce e mi pone tra le braccia, con nessuna delicatezza, la creatura appena
nata. Ho la grazia di coccolarla, di darle il benvenuto e di ringraziarla. Poi andiamo al nido
e finalmente arriva il papà…ci abbracciamo, piangiamo assieme.
Il piccolo, viene chiamato Arad che, nella loro lingua, significa dono. Viene messo per
qualche tempo in culla termica, ma dicono che sta bene.
Il papà sta con lui, mette le mani dentro alla culletta e rimane a pregare.
Ritorniamo all’ospedale assieme ad altre volontarie del CAV il giorno dopo. Telefoniamo
all’adottante che ha sottoscritto il progetto Gemma per aiutare questa famiglia, si
commuove tantissimo e ringrazia per il bellissimo gesto, mentre la mamma sorride col suo
bimbo tra le braccia accanto ad un padre orgoglioso.
E’ una famiglia tenerissima. E ringraziamo tutti insieme la Vita.
Nei mesi successivi al parto il piccolo cresce pochino, ci preoccupa un po’, anche la
mamma non gode di ottima salute, ma non perde mai il suo dolce sorriso ed ottimismo.
Attualmente i genitori di Arad sono ancora senza lavoro; il progetto gemma, prezioso aiuto
arrivato a sorpresa con grande gioia e sollievo per tutti, sicuramente non riesce a far fronte
a tutte le spese. La famiglia riesce ad ottenere un piccolissimo appartamento del Comune
e vengono aiutati dalla Caritas oltre che da alcuni volontari ed amici simpatizzanti del CAV
per qualche spesa. Regolarmente, una volta al mese il papà viene a farci visita al Centro
con i suoi bambini dove trova latte, pannolini, abitini per tutti e giocattoli.
Quando vado a trovarli, i due bimbi di 8 e 3 anni giocano sereni, il piccolo è in braccio del
papà e lei, la mamma, mi prepara il loro tè dolcissimo al profumo di cannella.
Il papà con un sorriso mi dice: “Quando sto con loro non ho tempo di pensare a tutti i
problemi che abbiamo...”
Beh, penso io, grazie…grazie perché ci insegnate molto.
Mercoledì 27 novembre la mamma con i suoi tre bambini è partita per il Bangladesh, per
andare a trovare la mamma morente che non vede da sette anni. Le abbiamo anticipato
due mesi del progetto Gemma e donato un piccolo contributo perché possa acquistare il
latte per Arad. Tornerà in febbraio per ricongiungersi al marito rimasto in Italia per cercare
lavoro. Tra volontarie parliamo di lei, le auguriamo ogni bene e preghiamo insieme perché
questa famiglia trovi serenità e un po’ di fortuna!

Ad ottobre abbiamo partecipato con questa testimonianza al bando del Cav di Lonigo intitolato a Gigliola Giacomello. 
La testimonianza di Annalisa è stata giudicata dalla Commissione meritevole di un premio/contributo.

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