sabato 31 agosto 2013

"Paternità": riproduzione dell'opera di Torresin Pietro



 

"Maternità" : riproduzione dell'opera di Torresin Pietro

"Maternità" : riproduzione dell'opera di Torresin Pietro

fonte: vitanascente.blogspot.com/




"Tuo figlio autistico disturba ed è inutile, sbarazzatene"

Canada: una lettera anonima di una vicina incita la madre a disfarsi di suo figlio donando i suoi organi alla scienza. "Disturba ed è inutile" 

Può capitare a tutti di avere dei problemi.
Questa signora di Newcastle, nello stato di Ontario, Canada, ha un figlio autistico e dei vicini di casa poco simpatici. Il problema però non è la prima cosa, ma la seconda. 
Infatti ha ricevuto questa simpatica lettera anonima di una vicina la quale, con uno stile tutt'altro che anonimo ma anzi minaccioso, dà un consiglio a questa madre che suona come un ordine. 
Devi sbarazzarti di tuo figlio autistico, perché ci disturba. 
Non ci credete? La lettera è quella nella foto in basso. 
Afferma la signora nella lettera che "il rumore che fa è SPAVENTOSO!!!! " ( i quattro punti esclamativi e il maiuscolo sono nella lettera; come gli esperti confermano è sintomo di una personalità calma e riflessiva). La cosa suona strana, dato che gli autistici normalmente detestano il rumore. Ad ogni modo le manifestazioni di questo bambino sono, a quanto pare, al di là della sottile soglia di sopportazione della vicina. 
Ma, a ben vedere, non è la quantità di rumore il problema. E' la "anormalità" di chi lo produce. 
Dice infatti la buona donna che "bambini che piangono, musica e anche cani che abbaiano sono rumori normali in un quartiere residenziale, lui non lo è!" 
Possiamo quindi immaginare lo sgomento della signora nel sapere che là fuori, nel suo bellissimo quartiere dove non vola una mosca e vige un inflessibile "not in my backyard", c'è un bambino che produce suoni spaventosi. 
Anzi, non dobbiamo neppure immaginare la location: perché dal satellite possiamo vedere che il quartiere in questione è proprio come ci possiamo figurare. Un ameno ma anonimo quartiere di case tutte uguali, di quelle che le casalinghe non ancora disperate sognano .  
Ma non basta, il meglio deve ancora venire. 
La gentile vicina non è contenta di far sapere alla madre del ragazzo che suo figlio produce suoni orribili. Decide di ferire la madre nel profondo, e sa come fare. 
Elenca infatti come conseguenze inevitabili quelle che sono le peggiori paure della madre: tuo figlio non troverà mai un lavoro o una sistemazione, nessuna donna se lo sposerà mai, rimarrà solo dopo la tua morte. Il consiglio della signora è, potremmo dire, interessante. "Per quanto mi riguarda, dovrebbero prendere quel che di lui è sano e darlo alla scienza". Aggiunge: "A che diavolo altro potrebbe servire lui per chiunque altro?" 
La lettera termina con un altro messaggio chiaro: vattene, sparisci. Non ti vogliamo. 
Non credo che la società in cui viviamo, la sensibilità comune che si riscontra giorno dopo giorno, sia già così ottusa dal non vedere in questa lettera niente di sbagliato, oltre al tono minaccioso e vagamente psicotico. Potremmo anzi dire che, se in quel quartiere c'è un bambino che ha bisogno di speciali attenzioni, di sicuro c'è anche una donna che ne ha necessità.
Ma siamo certi che questa idea per cui non si ha un diritto assoluto a vivere, ma subordinato ad alcune condizioni, sia così inedita? 
Siamo poi così lontani da quelli che dicono che un bambino esiste solo quando può "relazionarsi" con l'esterno? Quindi, a seconda della qualità minima richiesta della relazione, sempre più in là dal concepimento? Siamo poi così lontani da quelli che parlano di "vite degne" di essere vissute e condizioni di vita così orribili da reclamare un intervento per porre fine ad esse, sacrificando però la vita? 
Io penso di no. 
Quindi, delle due l'una: o questa signora psicotica ha un qualcosa in comune con i fautori della bioetica utilitaristica, o l'esatto contrario. 
Ditemi voi. 
fonte: Prolife.it Giovani Movimento per la Vita Italiano: "Tuo figlio autistico disturba ed è inutile, sbara...: Canada: una lettera anonima di una vicina incita la madre a disfarsi di suo figlio donando i suoi organi alla scienza. "Disturba...

mercoledì 28 agosto 2013

Lui e l'aborto

Lui e l'aborto

padre e bambino
Lui e l’aborto: il primo e unico video in Italia sul tema. Intervento di Antonello Vanni, autore di Lui e l’aborto. Viaggio nel cuore maschile (San Paolo Ed.) al Maternity Care del MPV italiano, Torino, 13 aprile 2013: l’uomo e l’aborto in Italia, i pregiudizi sulla figura maschile, il trauma postabortivo maschile, il padre risorsa per salvare i bambini dall’aborto.
Clicca qui per vedere il video

fonte: prolifenews.it

domenica 25 agosto 2013

Ciò che il buon senso già sa, la scienza conferma

Feto umano

di Stefano Bruni*
*pediatra

 
Tanto per cominciare, sgombriamo subito il campo da possibili equivoci. La vita umana è tale, e come tale va rispettata, dal momento del concepimento al momento del suo termine ultimo.
Ciò che viene a determinarsi a seguito dell’unione di uno spermatozoo e di una cellula uovo umani è un nuovo essere umano vivente, unico ed irripetibile che, in un susseguirsi progressivo di quotidiani e meravigliosi eventi maturativi arriva ad essere, in condizioni fisiologiche in un periodo di nove mesi, quella meravigliosa creatura che è il neonato. Il quale, a sua volta, è solo uno stadio intermedio, ma non per questo meno perfetto o meno umano, di ciò che progressivamente diventerà un bambino, poi un adolescente, quindi un giovane uomo e un adulto e infine un anziano.
In questo continuo processo di sviluppo, lo zigote unicellulare di 0,1 mm di diametro circa (concepito nell’utero materno in maniera naturale ma anche prodotto in laboratorio e poi congelato), il feto in ogni stadio della sua progressiva maturazione, il neonato medio di 3,500 kg di peso per 50 cm di lunghezza, l’adulto di 70 kg e 175 cm e persino il malato terminale sceso a 35 kg di peso, tutto pelle e ossa e sofferenza, tutti sono espressione dello stesso essere umano la cui vita NON è nella disponibilità degli altri esseri umani, nemmeno in quella dei suoi cari, in primis della sua mamma.
La dignità dell’essere umano è indipendente dal numero di cellule da cui è composto il suo corpo o dal grado di maturazione dei suoi organi ed apparati, ivi incluso il sistema nervoso centrale (che, lo ricordo, non è completamente maturo fino all’età adulta, come, tra gli altri e solo a mero scopo esemplificativo, gli studi della dottoressa Sarah-Jayne Blakemore, dell’University College di Londra, hanno ampiamente dimostrato). Così come è indipendente dalle sue competenze, dalla sua coscienza di se stesso, dalla sua abilità a sopravvivere autonomamente, dalle sue capacità di rapportarsi con l’ambiente e gli altri esseri umani, dal suo stato di salute.
Dunque sopprimere la vita di un essere umano, anche se ancora in sviluppo nel grembo materno, magari da alcuni anni non è più considerato un omicidio grazie ad una legge che lo permette e lo rende “legale”, ma resta un assassinio intollerabile, tanto più perché atto violento compiuto contro un essere umano indifeso e per di più proprio da coloro (genitori e medici) che della vita umana dovrebbero maggiormente avere cura. E lo stesso vale per l’uccisione di un bambino nei primi mesi di vita, da alcuni teorizzato sulla base delle supposte “incompetenze” di quest’ultimo, sano o malato che sia (personaggi come Singer o la Warren o Tooley, sono arrivati a teorizzare l’eticità dell’uccisione di bambini dopo la nascita così come quella dei feti prima della nascita e le loro teorie hanno portato, tra l’altro, ad aberrazioni come il Protocollo di Groningen proposto da Eduard Verhagen nel 2005).
Date le suddette premesse trovo comunque molto interessanti i risultati dei nuovi studi scientifici che, in maniera assolutamente rigorosa, ogni giorno vengono pubblicati e ci spiegano come il bambino piccolo o il feto abbiano, a dispetto di quanto qualche loro detrattore si ostina a voler far credere, competenze assolutamente meravigliose se contestualizzate alle loro “proporzioni”, piccole se paragonate a quelle di un essere umano adulto. Semplicemente, oggi chi sostiene che un feto o un neonato o un bambino piccolo possono essere ammazzati in quanto non hanno competenze che si vorrebbero appannaggio solo dell’età adulta, deve prendere atto che le basi su cui poggia il proprio ragionamento non sussistono più (sempre che siano mai state una giustificazione accettabile, il che non è). Ogni giorno, nuove acquisizioni scientifiche ci dicono che l’essere umano è uno solo in tutte le fasi del suo sviluppo che sono un continuum e non c’è un dopo senza un prima; dunque non si può stabilire una “gradazione” di dignità o personalità o diritto alla vita. Almeno non se si è in buona fede.
Lo scorso Aprile, su Science (credo di non dover specificare che si tratta di una rivista scientifica peer reviewed  tra le più prestigiose) un gruppo europeo di esperti nel campo delle neuroscienze ha pubblicato i risultati di un interessante studio effettuato su un gruppo di bambini di 5, 12 e 15 mesi di vita, volto all’individuazione di un marker neurologico di coscienza percettiva. L’articolo è un po’ complesso per i non esperti ma in estrema sintesi proverò in modo semplice a spiegare cos’hanno fatto gli autori e quali sono stati i loro risultati.
Come nell’introduzione al loro lavoro dicono gli autori stessi, oggi sappiamo bene che i bambini, già dai primi mesi di vita, hanno un sofisticato repertorio comportamentale e cognitivo suggestivo della loro abilità a presentare riflessi coscienti. Tuttavia nel bimbo, che non può ancora parlare e manifestare chiaramente i propri pensieri, la dimostrazione di ciò è complicata. Questi ricercatori dunque hanno pensato di applicare ai bambini una tecnica già consolidata negli adulti per dimostrare la presenza della coscienza attraverso l’evidenza di uno specifico dato elettrofisiologico; nello specifico questa “firma” elettrofisiologica corrisponde ad una risposta corticale tardiva non lineare che viene attivata dalla visualizzazione di immagini mostrate al soggetto in studio per un breve periodo.
Nel soggetto adulto la risposta del cervello ad uno stimolo visivo (registrabile con opportuni strumenti non invasivi) si caratterizza per una prima fase (entro i primi 200-300 ms dallo stimolo) in cui l’attivazione della corteccia procede linearmente con l’intensità dello stimolo e in una seconda fase ( dopo i primi 300 ms, nei soggetti con coscienza intatta) con una nuova risposta più complessa, non lineare, appunto, espressione dell’attivazione di più aree cerebrali. Questa seconda fase permette il mantenimento della rappresentazione percettiva anche molto tempo dopo che la somministrazione dello  stimolo è cessata e corrisponde ai report soggettivi di visione. In altre parole solo la presenza della seconda fase descritta abilita l’individuo all’esperienza visiva cosciente.
Ebbene, applicando la stessa tecnica a bambini di 5, 12 e 15 mesi di età i ricercatori hanno trovato le stesse dinamiche note per l’adulto. Unica differenza: tempi di latenza (un po’ più lunghi), picchi di voltaggio e “forma” delle componenti del riflesso sono quantitativamente un po’ diverse rispetto a quanto evidenziato nei bimbi di 12-15 mesi che hanno caratteristiche più vicine a quelle dell’adulto. Ciò è evidentemente da mettere in relazione con lo stato maturativo (progressivo) delle strutture cerebrali e in particolare con la mielinizzazione di strutture che sappiamo bene comunque essere già presenti nel lattante e, prima ancora, nel feto, e con lo sviluppo dei dendriti e la sinaptogenesi che, iniziate ben prima della nascita, presentano un particolare incremento alla fine del primo anno di vita (per poi continuare per molto tempo successivamente). Questo studio dimostra quindi come anche i bambini molto piccoli sono dotati degli stessi meccanismi cerebrali responsabili della percezione cosciente la quale dunque è già presente in epoche molto precoci dello sviluppo e continua ed accelera durante lo sviluppo postnatale.
In un mio articolo precedente avevo riferito di analoghe prove, dirette e indirette, che ci permettono di affermare scientificamente che anche nel feto questa percezione cosciente è evidenziabile in epoche molto precoci dello sviluppo. Certo le suddette informazioni non possono e non devono costituire il presupposto per la scelta di un termine, del tutto arbitrario e pretestuoso, prima del quale si possa considerare lecito sopprimere una vita umana: mai è lecito sopprimere una vita umana, come già sottolineato in precedenza, perché (e questo è il valore degli studi che ho riportato) ogni momento del suo sviluppo chiaramente e inconfutabilmente rappresenta una tappa di un continuum che è la vita umana.
Non è certo perché lo dice la scienza che io credo che l’embrione, il feto, il bambino piccolo non possono essere uccisi. È semplicemente il buon senso che mi dice che io sono stato un embrione e che quell’embrione era semplicemente e meravigliosamente il primo stadio del mio sviluppo; e poi sono stato un neonato, incapace di compiere calcoli matematici o imparare poesie a memoria o guadagnarmi da vivere, dipendente com’ero per la mia stessa sopravvivenza dalla mia mamma; e poi sono stato un adolescente brufoloso, spesso più istintivo che razionale, ombroso; ed ora sono un adulto (nemmeno più troppo giovane, ahimè!). Sono stato tutto questo e tanto altro ancora dovrò essere: in altre parole sono stato, sono e sempre sarò uomo. E mi seccherebbe parecchio, ora, se qualcuno, ormai diversi anni fa, avesse deciso che non ero degno di vivere perché “incompetente”.
Il buon senso mi convince già abbastanza, dunque. Però la scienza, che alcuni vorrebbero usare per sostenere la liceità di aborto e infanticidio, al contrario mi sembra chiaro che contribuisce a rafforzare l’idea opposta.
Fonte: uccronline.it

martedì 6 agosto 2013

Cinque domande scomode

#1 Contraccezione: una non alternativa all’aborto 

E’ oggi molto diffusa l’idea secondo cui la cosiddetta contraccezione d'emergenza costituirebbe un'alternativa all'aborto.
Su quali basi lo si afferma? Non certo su basi scientifiche, giacché c'è una vera e propria marea di studi che nega espressamente una correlazione tra maggiore contraccezione e contrasto efficace dell'aborto quando non evidenzia addirittura il fatto opposto, e cioè che alla diffusione della contraccezione corrispondono più aborti (Cfr. Scand J Public Health (2012) 40 (1): 85-91; Contraception (2011) 83 (1): 82-87; It. J. Gynæcol. Obstet. (2009) 21 (3): 164-178). Un dato suffragato dal fatto che oltre la metà delle donne intenzionate ad abortire – secondo quanto emerso in alcune ricerche – in precedenza faceva regolare ricorso alla contraccezione (Cfr. Guttmacher Institute (2008) Facts on Induced Abortion in the United States) e dal fatto che un maggior accesso alla contraccezione, anche se forse nell’immediato può arginare i tassi di gravidanza e conseguentemente gli aborti, nel lungo periodo, a causa della mentalità sessualmente disinvolta che indirettamente incoraggia, finisce col favorire un aumento delle gravidanze (Cfr. Working Paper, (2005); 1-38 at 31).
La prova del nove che la contraccezione sia una finta alternativa all’aborto, del resto, ci viene dall'Italia dove la diffusione della contraccezione, rispetto ad altri Paesi, è inferiore eppure si verifica – anche se lieve e molto meno consistente di come viene celebrato – un calo degli aborti; calo che invece non si verifica, ad esempio, in Francia, Inghilterra, Spagna.

# 2Eutanasia, un finto diritto

Rilanciato con insistenza dai mass media, quello dell’eutanasia è un finto-problema, paradossalmente sentito più dall’opinione pubblica che dai diretti interessati, vale a dire le persone malate. Infatti, se da un lato l’ormai celebre indagine Eurispes 2007 ha riscontrato che il 67% degli italiani sarebbe favorevole all’eutanasia, ricerche condotte su persone affette da gravi patologie, come per esempio la sindrome locked-in, ha riscontrato in appena il 7% di queste pensieri o intenzioni di morte (Cfr. British Medical Journal Open, 2011). Allo stesso tempo sappiamo che in Olanda, dove la “dolce morte” è legale, solo il 46% delle richieste di eutanasia menziona il dolore, contraddicendo così non solo le raccomandazioni che pongono come condizione per l’eutanasia una sofferenza divenuta non più sopportabile, ma persino la leggenda metropolitana secondo cui la “dolce morte” sarebbe la risposta ad un dolore divenuto insopportabile.

Balle. La verità è che molti pazienti e malati mostrano sintomi di sofferenza psicologica e depressione – li mostra uno su cinque, per esempio, tra i malati di cancro (Cfr. European Journal of Cancer Care, 1998;7(3):181-91), ed abbisognano pertanto, oltre che di cure più efficaci – pensiamo alla “terapia del dolore”, troppo spesso non disponibile -, di maggiore vicinanza. La stessa vicinanza che quanti suggeriscono la comodissima scorciatoia dell’eutanasia si rifiutano di offrire.

#3 Aborto & stupro

E’ il “caso limite” per eccellenza. Ad ogni buon pro-life, alla fine, viene chiesto questo: ma come diavolo fai ad essere contrario all’aborto pure in caso di stupro?
La questione, per quanto delicata, sul versante morale è in realtà meno complicata di come sembra. Infatti, il tasso di correlazione tra stupro è gravidanza è molto basso – non supera il 5% (Cfr. American Journal of Obstetrics and Gynecology (1996); 175(2):320-4) – e solo l’1% delle donne che ricorre all’aborto lo fa per una gravidanza conseguente ad una violenza (Cfr. Perspectives on Sexual and Reproductive Health (2005); 37(3):110–118). Inoltre, è da sottolineare come l’aborto procurato sia esso stesso una violenza. E’ una violenza contro un figlio che viene eliminato e lo è anche contro la madre che quel figlio perde, incorrendo in tutta una serie di pesantissime ripercussioni sulla propria salute sia sul versante psicologico sia su quello generale, come mostrano i maggiori rischi di mortalità delle donne che abortiscono rispetto alle mamme che partoriscono (Cfr. Medical Science Monitor (2012) 18(9): PH 71 – 76).
Per questo anche quando la gravidanza è conseguente a violenza, la risposta deve rimanere sempre una ed una soltanto: accoglienza, accoglienza, accoglienza.

#4 L’embrione è un essere umano?

L’embrione è un essere umano, non meno di una donna di 50 anni o di un ragazzo di trenta. Ma cosa ce lo fa dire? Il fatto che io non sia i miei genitori.
Se cerchiamo il vero inizio della vita, stiamo parlando certamente di qualcuno nell’utero materno. E quando tutto è iniziato? Il bambino è stato un feto, il feto un embrione. Tutto sembra derivare da chi lo precede.
Occorre trovare un vero salto qualitativo, in cui c’è una trasformazione in qualcosa di completamente diverso! Questo si trova solo nella fecondazione: l’incontro tra uno spermatozoo e un ovulo.
Da quando io sono “io”? A ben vedere io sono stato “solo” un neonato, “solo” un feto, “solo un embrione... Ma non sono mai stato “solo” uno spermatozoo” o “solo un ovulo”. Quelle erano cellule di mio padre e mia madre, a tutti gli effetti. E io non sono loro, sono io.

#5 Un figlio con questa crisi?

La gioia della maternità può trasformarsi in panico. Il momento di crisi, però, non sospende i diritti e il sostegno pubblico.
Si può mettere al mondo un figlio anche con la crisi? I congedi dal lavoro, assegni, e supporto da parte del volontariato ci portano a rispondere "Sì" a questa domanda. Lo Stato prevede l’assegno di maternità anche per le mamme che hanno perso il lavoro che in alternativa può essere richiesto anche dal padre. Esistono anche assegni di maternità comunale (L’erogazione degli assegni è gestita dall’INPS) oltre a progetti specifici delle Regioni (Info sul permesso di maternità). Inoltre le mamme in permesso di maternità hanno la garanzia di conservare il loro impiego (Per esempio il progetto Nasko della Regione Lombardia).
Un figlio è un dono ed è anche una sfida, affrontarla insieme è sempre meglio: per questo i Centro di Aiuto alla Vita (cosa sono i CAV) sono pronti a sostenere le future mamme insieme alle associazioni di volontariato del territorio: una rete di solidarietà ovunque disponibile e pronta ad intervenire fornendo l’aiuto necessario per affrontare serenamente la nascita di un bambino.

Prolife.it Giovani volontari per la vita: Planned Parenthood sotto inchiesta, finalmente.

Prolife.it Giovani volontari per la vita: Planned Parenthood sotto inchiesta, finalmente.: Planned Parenthood , la più potente ONG dedicata alla diffusione dell’aborto finisce sotto la lente del General Accounting Office. L’ente...

venerdì 2 agosto 2013

Vita Nascente: S.O.S. VITA

Vita Nascente: S.O.S. VITA: Che cos’è il telefono “Sos vita”?      È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. Vuole salvare le mamme...